Vaalak
Età | |
Altezza | 184 cm |
Peso | 78 kg |
Occhi | Neri |
Carnagione | Olivastra |
Capelli | Bianchi |
Statistiche
Forza | 0 |
Mente | 0 |
Salute | 0 |
Energia | 0 |
Carisma | 0 |
Mana | 0 |
Esperienza | 0 |
Allineamento | |
Descrizione
Vaalak è un uomo anziano, ma nulla in lui ha la fragilità che ci si aspetterebbe da un corpo consumato dal tempo. È magro, ma non gracile: sembra scolpito nel legno vecchio, con membra nodose, mani lunghe e dita scheletriche che paiono artigli. La pelle è di un grigio malato, chiazzata qua e là da vene nere appena visibili sotto la superficie, come radici morte.
Il volto è scavato, solcato da rughe profonde che sembrano fenditure lasciate dal fuoco. Le guance affondate, la barba rada, sporca, irregolare, più simile a muschio secco che a peli umani. La bocca sottile raramente si apre più del necessario, e quando lo fa, lascia intravedere denti consumati, alcuni anneriti, altri spezzati.
Ma ciò che colpisce più di ogni altra cosa sono gli occhi: due pozzi scuri, privi di luce ma pieni di intenzione. Non brillano, non riflettono, ma osservano con una fame antica, impassibili, come se scrutassero sempre qualcosa dietro ciò che vedono. Intorno a essi, la pelle è più scura, come se il sonno non lo avesse mai raggiunto davvero.
Vaalak cammina con un bastone nodoso, talvolta come appoggio, più spesso come se lo usasse per tastare il mondo. Indossa strati di tessuto logoro, mantelli e tuniche impregnate di polvere e fumo. Addosso ha odori misti: sangue secco, erbe antiche, muffa e cera. Al collo, spesso nascosti, pendono amuleti d’osso, rune consumate, reliquie dimenticate, ciascuna legata a un patto, a un incubo, o a un fallimento.
La sua presenza non è rumorosa, ma pesa.
Come il silenzio dopo un grido.
Come il vuoto che resta dove prima c’era qualcosa di vivo.
Storia
Il Custode del Fuoco Spento
Vaalak era un uomo come tanti. Un tempo.
Un erudito delle Arti Antiche, nato in una regione dimenticata, là dove le ombre si fanno nebbia e gli archivi odorano di muffa e di morte. Non aveva nome quando iniziò a cercare. Lo assunse solo dopo aver rinunciato a tutto il resto. Studiò ciò che gli uomini rifiutavano, si nutrì di conoscenze proibite, sacrificò ogni legame umano nel nome di un unico scopo: riportare Elestor nel mondo.
Elestor, un demone primordiale del fuoco e dell’annientamento, era stato sigillato nei secoli remoti dalle stesse forze che avevano creato il mondo. Ma Vaalak non cercava la distruzione. Cercava l’eternità. Il potere assoluto. La libertà dalla morte. E aveva scoperto che l’unico modo per riportare Elestor era generarlo in una forma mortale, in un ventre umano.
Fu così che scelse la creatura più vicina che aveva, l’unica che ancora credeva in lui: sua nipote.
Una giovane orfana, silenziosa e fragile, che lui stesso aveva cresciuto, protetto, plasmato. Il suo nome era Nathernal. Quando lei fiorì nell’adolescenza, Vaalak la usò.
Non con violenza, ma con rituali.
Non con crudeltà, ma con freddezza assoluta.
Preparò il suo corpo a ospitare la scintilla di Elestor, piegando le stelle e le ossa affinché il demone potesse incarnarsi in lei. Il rituale avvenne vent’anni fa. E funzionò. Un figlio venne generato. Ma non fu Elestor. Non del tutto.
Il demone non era ancora completo. Vaalak capì allora che per destarsi pienamente, il figlio avrebbe dovuto spezzare ogni legame con l’umano. Compresa la madre.
Eppure, qualcosa fallì.
La ragazza sopravvisse. La sua memoria fu spezzata. Il legame fu reciso, ma non del tutto.
Lei fuggì, o forse fu lasciata andare, vagando per anni come un’ombra, fino a rinascere con un altro nome: Ashasa.
Equipaggiamento |
Privilegi |
Attacchi |
Altro |