Il Drago di Ossidiana è una creatura dalle dimensioni contenute rispetto ai suoi simili più anziani, ma ogni sua fibra irradia minaccia. Il suo corpo è composto da lastre frastagliate di vetro vulcanico nero lucido, affilate come rasoi. Quando si muove, il suo carapace scricchiola e riflette la luce con bagliori violacei o rossastri, come una brace ancora viva sotto la superficie.

Le sue ali non sono membranose, ma fatte di fratture di pietra sottile che si estendono come artigli scheggiati nel cielo. I suoi occhi sono due crepe ardenti da cui filtra una luce rossastra, e dalle fauci fuoriescono vapori tossici e scintille. Il suo respiro puzza di minerali fusi e sangue incenerito.

Le zampe terminano in artigli di ossidiana che affondano nella roccia come nel burro, e la sua lunga coda finisce in una spina frastagliata simile a una lama spezzata.

Nato nelle viscere di un vulcano spento durante la Quarta Era, questo drago non vide mai la luce del sole. Fu creato non da genitori, ma dal residuo di una magia dimenticata: un frammento di un'antica fiamma, rimasto incastrato nel cuore di una montagna. Quando la guerra tra dèi e mortali spaccò il mondo, le scosse risvegliarono quell’eco di potere… e così nacque lui.

Non possiede un vero nome, ma gli abitanti delle terre desolate lo chiamano Khal’Zul, il Figlio della Pietra Spezzata.

A differenza degli altri draghi, Khal’Zul non custodisce un tesoro d’oro. Il suo bottino è fatto di reliquie dimenticate, fossili pietrificati, e armi fuse che appartenevano agli eroi della guerra divina. È un custode ossessivo di ciò che la Quinta Era ha cercato di dimenticare: la memoria della violenza sacra.

Si dice che Khal’Zul emerga solo in presenza di magia antica o durante eventi sismici, attratto dall’energia grezza del mondo. Alcuni sostengono che stia cercando di ricostruire il cuore della montagna in cui è nato, per farne una nuova fucina sacra. Altri temono che sia solo l’inizio, e che stia risvegliando qualcosa di più grande… e molto più antico.