Elara e un essere diafano che sembra un eterea creatura senza tempo .Figura snella ma formosa per essere un Elfa, con lunghi capelli candidi che si fondono quasi con le stoffe leggere che spesso sono di colore chiaro o bianco come lei , rendendo difficile distinguere dove finisce il suo corpo e dove iniziano i veli. La sua pelle è di un pallore perfetto, quasi diafano, come scolpita nel marmo . Gli occhi, chiarissimi e penetranti, sono sottili e affilati come lame , privi di qualsiasi emozione.

Un Anomalia nella Stirpe Perfetta.
Elara nacque sotto un'eclissi totale, un evento che gli elfi considerarono di cattivo presagio. La pelle priva di pigmento, i capelli chiari come ghiaccio, e quegli occhi color argento , non un’anima armoniosa, ma una crepa nella perfezione di un stirpe di Famiglia .
Le Matriarche tentarono di sopprimere la notizia, ma fu impossibile. Gli spiriti della foresta si ritrassero. Gli uccelli smisero di cantare. I sassi si spaccarono da soli nelle radure sacre.
La piccola Elfa portava sventura .
Elara non pianse mai. E non cercò mai affetto. Appena nata, cercò con le mani il volto della levatrice. Appena ne ebbe la possibilità fisica di farlo le aprì una guancia con un coltello da cucina.


A cinque anni (paragonandola ad un essere umano per aspetto) parlava già quasi come un adulto. Ad otto , leggeva testi di magia dimenticati nella biblioteca . A dieci, scoprì da sola un errore millenario nella scrittura runica usata nei rituali elfici.
Ma anziché essere celebrata, venne ammonita.
“L’intelligenza può essere una luce così intensa da bruciare la foresta intera,” le disse una delle Matriarche.
A dodici anni le venne proibito l’accesso alle biblioteche superiori. A quattordici, i suoi genitori la mandarono in isolamento volontario presso un parente in un abitazione remota, per proteggerla dai mormorii crescenti.
Lì, Elara imparò ad ascoltare le stelle. Letteralmente. Nelle notti limpide, sentiva un canto leggero che vibrava dentro di lei — una lingua dimenticata anche dai druidi, almeno così diceva lei . Le stelle le parlavano di un tempo precedente all’armonia, di una magia pura e caotica, libera.il problema era che lei rispondeva anche, mentre danzava senza veli da sola.
Mentre gli altri bambini elfi cantavano in cerchio e parlavano con la natura , Elara studiava insetti morti e faceva domande imbarazzanti.
“Perché obbediamo agli anziani se sono destinati a morire?
Se il Sole è buono, perché brucia?
Se la magia è equilibrio, perché è così facile spezzarlo?”
Perché gli altri bambini ridono ?
Aveva un talento fastidioso, ovvero smascherare menzogne con la precisione di un chirurgo.
A quindici anni creò una formula per far marcire i frutti sacri senza toccarli. A diciassette, fece impazzire un insegnante elfico con un semplice paradosso logico.
Rideva. Sempre. Ma non era un riso infantile. Era freddo. Allegro. Sincero nel suo disprezzo.
Gli elfi tentarono di rieducarla. Le imposero silenzi rituali, la immersione forzata nelle radure dell’Equilibrio, la privazione di un linguaggio inappropriato per un anno intero.
Niente funzionò.
Elara non si spezzò. Cambiò strategia.
Fingere. Assecondare. Sorridere.
Era anche peggio a detta della madre e dei suoi familiari, ora era anche imprevedibile.
A trentatré anni, fece infuriare i membri di un intero monastero elfico con una semplice frase sussurrata durante un rito.