Dettagli del volto e del corpo:

- Capelli: lunghi, biondo-cenere, leggermente mossi, con trecce sottili intrecciate in modo casuale ma curato. Una di queste porta sempre un filo di cuoio scuro o un piccolo osso animale come ricordo.
- Occhi: verdi tendenti al grigio, limpidi ma con uno sguardo che pesa. Hanno l’effetto di osservare a fondo, come se notassero ciò che gli altri ignorano.
- Cicatrici: una piccola cicatrice sottile sul lato sinistro del mento (un taglio fatto da bambina mentre imparava a maneggiare il coltello). Altre più leggere su mani e avambracci, segni di vita vissuta.
- Pelle: chiara ma temprata, con qualche lentiggine sulle guance e sul naso, visibili solo al sole.

Abbigliamento:
- Veste a strati, in modo pratico ma armonioso. Lino, pelle e tessuti grezzi. Predilige i colori della terra: bruni, sabbia, verde bosco.
- Ciondolo misterioso: una pietra liscia color ocra, incisa con un simbolo antico (potrebbe essere legato al suo passato sull’isola). La tocca spesso, anche senza accorgersene.
- Coltello: piccolo pugnale da cintura, con il manico in legno intagliato e un nome inciso in una lingua sconosciuta. Non se ne separa mai.
- Erbe: porta sempre con sé un piccolo sacchetto con fiori secchi e radici – ne mastica alcuni quando è nervosa o si concentra.

Come si presenta:
- Si muove in modo naturale, fluido, quasi felino. Leggera nei passi, evita il rumore anche senza pensarci.
- Cammina spesso con lo sguardo avanti e le mani dietro la schiena o appoggiate alla cintura.
- Quando ascolta, inclina leggermente la testa come fanno gli animali selvatici.
- Quando mente (raramente), si tocca il pollice col pollice, in un tic appena percettibile.
- Sa di legno di ginepro, resina e lavanda selvatica. Lieve ma persistente.

Nata sotto la pioggia, su un’isola che non ricorda.
Strappata via da un incendio o da una scelta che non le è mai stata raccontata.
Tya è cresciuta lontano, fra le mani ruvide di una guaritrice errante che l’ha allevata come una figlia e addestrata come una cacciatrice. Dalle erbe ha imparato la cura, dalla boscaglia la pazienza, e dal silenzio… tutto il resto.

Anni dopo, con l’unica eredità lasciatale — un coltello con un nome inciso e una melodia che non sa da dove venga — Lyra ha deciso di tornare.
Non per nostalgia.
Perché qualcosa la chiama.
Cura chi bussa alla sua porta, ignora chi chiede troppo.
Porta il coltello alla cintura e le erbe essiccate nello zaino. Alcuni dicono che senta la terra parlare, altri che sia solo una ragazza senza radici.

Lei non corregge nessuno.
Sa ascoltare, sa aspettare.
E quando arriverà il momento, sa anche colpire.

Le ha insegnato tutto: a riconoscere la paura negli occhi degli animali, a non sprecare una goccia di radice, a dormire con un orecchio sveglio.
Ora che Mae è morta, non ha più niente da proteggere — tranne un vuoto che si porta dentro.

Non è una salvatrice.
Non pretende nulla.
E' quella figura che entra in silenzio, cura chi soffre e spezza chi minaccia.
Ha mani che sanano e occhi che mirano.