I miei occhi, azzurri come il ghiaccio eterno delle montagne, un tempo brillanti di speranza e fede nel futuro, ora celano segreti di anni trascorsi in terre lontane. I miei capelli, un fiume d'argento che scivola lungo la mia schiena, un tempo intrecciati con fili d'oro, ora cadono liberi come il vento che ha accompagnato il mio esilio. Ogni ciocca brilla sotto la luce lunare, eterea come un frammento di stelle caduto sulla terra. La mia lunga veste elfica, di un verde chiaro che richiama i primi germogli primaverili, ondeggia con grazia attorno al mio corpo snello.

Figlia delle fronde argentate e delle maree che lambiscono Alterego, per anni il mio nome è stato sinonimo di Luce. Stregona bianca, custode dell'equilibrio e della purezza magica. Ho servito la mia terra con dedizione convinta che il bene fosse l'unica via. Ma quindici anni or sono un'ombra si insinuò nei miei sogni. Presagi di rovine annerite, di fiumi avvelenati e di un cielo senza stelle. Oracoli di una minaccia incombente, di regni l'uno contro l'altro. E poi la partenza. Ho vagato per terre ignote, oltre i confini delle mappe elfiche, là dove le stelle brillano diverse e i venti sussurrano lingue dimenticate. Ora sono tornata e nei meandri bui e abbandonati di una casa di cura dimenticata, dove i sussurri degli spiriti inquieti si mescolavano al respiro della notte, l’oscurità mi ha graffiato con i suoi artigli. Là ho conosciuto il vero volto della paura, là ho compreso che l’ombra non è solo annientamento, ma anche rifugio, segreto e potere. Il mio spirito è mutato, né puro né corrotto, ma sospeso in una fragile armonia tra ciò che ero e ciò che potrei diventare. Ora la mia battaglia non è più solo per la giustizia o la verità, ma per un equilibrio che sfugge alle definizioni, un cammino tra la luce e il buio, senza lasciarmi consumare né dall’una né dall’altro.