Come l'arcobaleno che le diede la vita: capelli color del sole, le sue iridi una azzurra e l'altra viola, ali variopinte con sfumature azzurre, rosse, gialle, verdi e viola. Carnagione chiara e corporatura snella. In forma umana è alta un metro e sessantacinque circa, mentre in forma faerica è di circa quindici centimetri.
Iridia nacque da un arcobaleno e viaggiò per il mondo prima di giungere nel regno di Alter Ego. Scoprì danze, sapori esotici e culture diverse, ma ignorava l’amore e la cattiveria. Li conobbe proprio lì: si innamorò, ma fu abbandonata. Dolian, incapace di comprendere l’amore puro delle fate, svanì nel nulla. Trovò conforto nella musica e nell’amicizia, diventando menestrella nella Compagnia dei Musici, la sua nuova famiglia. Ma quando la guerra civile e l’invasione degli orchi distrussero Alter Ego, Iridia fuggì con gli altri abitanti. Per quindici anni vagò, cercando superstiti, tentando di ricostruire la Compagnia. Cantò nelle corti, nei mercati, tra i popoli fatati, ma la nostalgia la consumava. La sua voce si affievolì, le sue danze divennero leggere come il vento, fino quasi a svanire. Si rifugiò nei boschi incantati, perdendosi nel tempo, finché un giorno udì un suono: una melodia antica, suonata da mani sconosciute. Capì che la fuga era finita. Tornò ad Alter Ego e trovò solo rovine. Parlò con sé stessa, vide i suoi personaggi prendere vita nei suoi pensieri, finché incontrò Deacastalia, una strega bianca. Non era sola. Esplorando, giunse a Berendor e conobbe la Letterata Shelly, che le mostrò una lettera di Eviliwyn: un invito a fondare un’Accademia che unisse Arte e Letteratura. Con nuova speranza, Iridia e Shelly crearono l’Accademia delle Muse. Dopo quindici anni, il re riapparve con un proclama: tutti erano convocati a Galethel. Iridia vi trovò un’enorme nave in costruzione, destinata a salpare per un nuovo regno. L’Accademia avrebbe avuto un compito: risollevare gli animi degli operai e scrivere la storia. Con un obiettivo ritrovato, Iridia si sentì viva come non mai.