Elfa di duecentocinquanta anni, porta nel suo incedere la freddezza regale e inaccessibile di chi è abituato a dominare nell’ombra. La sua figura, alta e slanciata, si muove con una grazia inquietante, felina, come se ogni passo fosse calcolato per insinuarsi senza rumore nel mondo che la circonda. I lunghi capelli neri, lisci e lucenti, le scendono ordinatamente lungo la schiena, incorniciando un volto affilato e pallido. Gli occhi, d’un viola profondo e ipnotico, brillano come ametiste sotto una luce oscura. Schiva e diffidente per natura, non concede mai nulla di sé, se non ciò che ha deciso di usare come arma. Le sue parole sono poche, taglienti, precise, spesso intrise di ambiguità velenosa. Non cerca il contatto, ma lo sfrutta, manipolando alleanze e paure come un’artista della menzogna.

Sedici anni fa, ai margini del Regno di Mornhen, Xantia fu rapita.
Non per errore, non per avidità. Fu un gesto deliberato, mirato, una vendetta contro l’elfo che lei amava e che avrebbe dovuto sposare. Venne legata, privata di ogni mezzo di difesa, e sottoposta a torture fisiche e psicologiche. Non per estorcerle informazioni, ma per ferire qualcun altro attraverso di lei. Le incisioni non furono casuali. Tra tutte, una le fu inferta lungo la parte alta della schiena, una ferita obliqua, precisa, che risaliva verso il lato destro del collo. Non fu un interrogatorio. Fu una punizione.
Quando fu ritrovata, era viva per miracolco, e portava sulla pelle i segni di quell'umiliazione, quella ferocia, quella strumentalizzazione.
Da allora, non ha mai parlato di quella cicatrice, né delle altre. Ma non le ha mai nascoste, se non sotto vestiti neri come la sua anima.
Perché sono un trofeo, di ciò che non l'ha uccisa.
E un monito, per chi pensa di poterla usare di nuovo (//ACCADUTO REALMENTE IN ON)

Adesso dopo anni trascorsi a nutrirsi di solitudine, qualcuno è riuscito a fare breccia nel suo cuore.
ELVILIWYN.
Lui è arrivato inaspettato, con la potenza silenziosa di un mare in tempesta: ha travolto i suoi respiri, ha incendiato i suoi pensieri, fino a farle tremare l'anima.